Omaggio al grande Pau, oggi 34 anni
Aristocratico come pochi, intelligente oltre la media Nba, mano sublime e tocco da play di una volta (e non le point guard di adesso). Pau Gasol, oggi 34 anni, è ancora una stella di prima grandezza nel panorama del basket “di quelli là” e non potrebbe essere altrimenti. L’esposizione mediatica l’ha ottenuta sempre, anche a Memphis, figuriamoci ora che è ai Lakers e che la squadra, per forza di cose, dovrà attraversare un’estate di cambiamenti. Lo richiede una città, sempre abituata a vincere, ed è già partita la caccia al super free agent, leggasi Carmelo Anthony. Lui, inteso come Pau, aspetta, con quel distacco quasi schifato e quell’alterigia nobiliare che gli sono propri da quando ha iniziato a prendere in mano una palla da basket…
Nel Barcellona segna già oltre 11 punti a partita quando è chiamato con la terza scelta assoluta dagli Atlanta Hawks nel draft del 2001, uno dei più poveri di talento del nuovo millennio. Gasol però di talento ne ha da vendere e con gli Hawks non ci resta nemmeno cinque minuti perché è scambiato con Memphis sostanzialmente per Shareef Abdur-Rahim. Il primo anno è già scintillante (17.6+8.9) e gli vale il rookie of the year, poi prosegue sulla stessa linea, sfiorando i 5 assist a gara nel 2005-2006 (4.6) e i 21 punti nel 2006-2007 (20.8).
Nel febbraio del 2008 passa ai Lakers, che entrano in gioielleria, si portano a casa i monili della regina e scappano senza neanche far suonare l’allarme. Un furto in piena regola, basti pensare che a Memphis ci vanno, in “contropartita”, Kwame Brown, Javaris Crittenton e Aaron McKie… A Los Angeles c’è la storia del gioco, ma Pau è abbastanza solido mentalmente per sopportarla. A Los Angeles però c’è anche Kobe e qui il discorso si fa diverso. Quando si affianca un giocatore di pedigree a Bryant le domande sono per forza lì sul tavolo.
Anche in questo caso però Gasol va via liscio l’acqua di fonte. Tecnicamente si integra alla perfezione, le sue abilità di passatore sono apprezzatissime e quando ha palla in post alto è il miglior lungo della Lega. Kobe lo stima, tecnicamente e umanamente (per quanto il nr 24 possa considerare l’esistenza di altri esseri umani), e il sodalizio produce qualcosa di importante per la franchigia, i titoli del 2009 e del 2010. Sempre col Gran Maestro Zen, Phil Jackson, in panchina.
Al di là dei successi in Spagna (due campionati e una Copa del Rey col Barça) e con la Nazionale (due Europei e un Mondiale), Los Angeles è ancora la casa di Pau Gasol. Tutte le considerazioni sulla possibilità di portare Melo partono da Gasol come terza opzione di un’ennesima edizione dei “big three”. Certo, poi però qualcuno che cerchi di difendere va trovato…