SUPERBOWL, Seattle domina Denver 43-8
Seattle sul tetto del mondo. Senza dubbi o discussioni, con un Vince Lombardi Trophy meritatissimo dal primo secondo del Superbowl. Mai in discussione, la vittoria dei Seahawks. Mai un acuto, per Peyton Manning e i Denver Broncos. Addirittura 43-8 alla fine, con primo titolo per una squadra che non sarà solo “Legion of Doom”, ma rimane difensivamente incredibile. E c’è qualcuno che già azzarda paragoni con la “Monsters of the Midway” o la “Steel Curtain”. Difese diverse, va detto.
Cronaca scarna ma professionale da Fox, ma le immagini bastano e avanzano. A dir la verità c’è una cosa che non avremmo mai voluto vedere, ed è la pelliccia del grande Joe Namath quando si va per il coin toss. Vabbè, attimo di tristezza e poi si può riprendere…
Curioso che si cominci con una safety per uno snap assurdo (2-0 Seahawks), altrettanto bizzarro che Peyton Manning assomigli più a quello titubante e timoroso delle prime partite ai Broncos che a un quarterback da leggenda. Un paio di field goal di Hahuscka e il primo quarto finisce con l’8-0 per Seattle. La sensazione è che non si stia giocando la “vera” partita, quella di “Manning vs Legion of Boom”, ma solo un “Manning vs Una difesa che non lascia niente nemmeno sul corto”. Denver sta lontano dalla secondaria di Seattle, ma per farlo sacrifica Thomas e Welker su tracce corte e a tagliare il campo. I due wide receiver dei Broncos non si lamentano come Tidwell in Jerry Maguire, ma il risultato non arriva.
Marshawn Lynch non riesce a correre per grandi guadagni, ma questo a Seattle importa relativamente. La catena si sposta, la posizione di campo è sempre ottima e, a inizio secondo quarto, The Beast va a fare cornate un paio di volte vicino alla linea di meta fino a che non ci entra e segna il primo touchdown del Superbowl. Siamo 15-0, impensabile alla vigilia. Denver favorita di 2, massimo 3 punti. Partita equilibrata, si diceva. Beh, per il momento non è affatto così. Nel drive successivo, partito con più di 8 minuti sul cronometro prima dell’halftime, Denver sembra aver ritrovato pazienza e tranquillità. Quelli del Colorado convertono addirittura quattro terzi down. Ce ne sarebbe un quinto, ma sul 3 e 13 (35 di Seattle) il passaggio di Manning è contrastato, ne nasce una pallaccia e arriva un altro intercetto, con Smith che si fa 69 yards per il touchdown della difesa che spacca la partita in due (22-0). Denver ha altri 3 minuti prima di Bruno Mars, arriva in zona punto ma sceglie di giocarsi un quarto down alla mano con due yards da guadagnare a 19 dalla end zone. Scelta non premiata, perché il passaggio di Manning è incompleto.
Al super spettacolo dell’intervallo ecco Bruno Mars (bene Locked out of heaven), ma ecco soprattutto i Red Hot Chili Peppers, con Anthony Kiedis che canta “Give it way” e riconsegna il microfono al giovane collega.
Un attimo per i pop corn, per rilassarsi e si riparte. Ti aspetti almeno una reazione e resti di ghiaccio quando al kick off calciato da Denver lo special team dei Broncos si lascia infilare da Percy Harvin per 87 yards. 29-0. Un massacro. A Denver si comincia a cambiare canale sul National Geographic (interessante il rito del corteggiamento tra gli gnu), a Seattle si festeggia. Incredibile. Finito il corteggiamento degli gnu, i cittadini del Colorado rigirano sul Superbowl giusto in tempo per vedere un Peyton Manning che comincia a lavorare nella maniera giusta e un Demaryius Thomas che invece si muove con troppa leggerezza e si fa scippare il pallone per l’ennesima persa di questa partita che interrompe una possibile azione da punti per Denver (sarebbero state 23 yards per arrivare alle 21 di Seattle con più di 6 minuti a cronometro nel terzo quarto). A questo punto a Denver si spegne completamente il televisore.
Seattle è avanti in maniera imbarazzante e giustamente fa correre Lynch. Si comincia a pensare all’mvp (in questo momento per la verità abbastanza oscuro) e farlo a fine terzo quarto è più che sorprendente. Le facce di Eli Manning e di John Elway nelle Luxury Suites sono di cera, Seattle a 2’58” dal termine del terzo quarto va addirittura 36-0 con Jermaine Kearse che fa un capolavoro quando si beve la difesa di Denver in un paio di contrasti sul passaggio di Wilson.
Vabbè, la partita è finita. Inutile raccontarsi storie. Di spettacolo però ce n’è ancora, perché la presa da touchdown di Thomas a fine terzo è di quelle da vedere e rivedere (36-8, conversione da due). C’è tempo fino al 43-8, td firmato Baldwin su passaggio di Wilson, poi via alle danze.
L’mvp? Malcom Smith. Per la sua difesa, per l’intercetto riportato in touchdown a fine secondo quarto e per il fumble ricoperto. Un difensore non lo vinceva da un pezzo, l’ultima volta era stata una safety (Jackson 2002). Per arrivare a un linebacker come Smith bisogna tornare a Ray Lewis nel 2000. Mvp inaspettato.
SEATTLE
Passaggi: R. Wilson 18/25, 206 yds, 2 td; Jackson 0/1.
Ricezioni: Baldwin 5-66, 1 td; Kearse 4-65, 1 td; Lockette 1-19; Tate 3-17; L. Wilson 2-17; Miller 1-10; Robinson 1-7; Harvin 1-5.
Corse: Lynch 15-39, 1 td; Harvin 2-45; R. Wilson 3-26; Turbin 9-25.
DENVER
Passaggi: Manning 34/49, 280 yds, 1 td, 2 int.
Ricezioni: D. Thomas 13-118, 1 td; Welker 8-84; J. Thomas 4-27, Moreno 3-20; Anderson 1-14; Tamme 2-9; Decker 1-6; Ball 2-2.
Corse: Moreno 5-17, Anderson 2-9, Ball 6-1, Manning 1-0.