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6 febbraio 1895, nasce Babe Ruth

Babe Ruth Swinging
loza on 6 febbraio 2014 - 9:30 in Baseball, Oggi faccio gli Auguri a..., Sport ITA

Oggi il compleanno lo fa un uomo nato addirittura nel 19° secolo. Uno che ha vissuto tutta un’altra era, uno che con la mazza ci sapeva fare e anche a livello di anatemi era il numero uno… George Herman “Babe” Ruth, il bambino, “The Bambino”. Babe Ruth, stella di un baseball diverso ma immensamente affascinante. Un baseball con i personaggi, le storie e l’aura di mito.

Babe Ruth (6/2/1895 – 16/8/1948) è nato a Baltimore, nel Maryland, quando il presidente era il democratico Grover Cleveland e quando stava per nascere (prima partita) il football professionistico. “Il bambino ha delle potenzialità ma non si concentra, è troppo vivace”: classicissima cantilena di una maestra a una mamma. Eppure questa volta si tratta di realtà, perché il bambino George Herman Ruth (questa volta “bambino” in tutti i sensi) è un pelo indisciplinato. Finisce per essere spedito in collegio dai frati (St Mary’s Industrial School) e lì incontra il suo mentore, il suo spirito guida. Si chiama Martin Boutilier, un frate canadese che lì è conosciuto da tutti come Brother Matthias. Ecco, Fratello Matthias ha fatto rigare dritto il ragazzo, si è imposto come figura di grande rispettabilità e sembra anche averlo introdotto al baseball.

È lui a presentarlo a Jack Dunn dei Baltimore Orioles, che lo chiama quando ancora aveva 19 anni per un provino. Dunn’s Babe, il bambino di Dunn, vince la sua prima partita da lanciatore 6-0 (1914) e promette bene. Un bel mancino, ma di lì a pensare a una futura leggenda ce ne passa… Viene presto ceduto ai Boston Red Sox, all’inizio fatica a trovare spazio sul monte ma poi si fa strada. Va anche a battere e dimostra che il suo giro di mazza non è poi tanto male. Tra il 1918 e il 1919 viene sempre meno impiegato come lanciatore e sempre più come esterno. Deve giocare sempre, serve troppo al team e questa è vista come la soluzione più logica, pur se magari un po’ in anticipo sui tempi storici.

Poi va agli Yankees. Già, perché al proprietario dei Red Sox serve dinero e il modo migliore per assicurarselo è vendere i suoi migliori giocatori. Ruth se ne va alla fine del 1919 e leggenda vuole che con quello scambio Frazee, da produttore, abbia finanziato il musical “No, no, Nanette”. Non la scelta del secolo, ma questo lo si saprà solo a posteriori. Lì cambia tutto. Prima di quella data i Red Sox avevano vinto 5 World Series, negli 84 anni successivi 0. Gli Yankees, al contrario, dopo quella data furono campioni ben 26 volte assicurandosi il privilegio di diventare l’“Impero del male”. È la maledizione del bambino, “The curse of the Bambino”, un anatema di cui si trova traccia solo negli anni ‘7 e che è esploso in pieni anni ’90. Con la cessione di Babe Ruth, i Red Sox non riescono a vincere. Lo hanno fatto solo di recente. È storia.

Agli Yankees costruisce la sua leggenda, pur se su un fisico da osteria. Vita privata non facile (la moglie, da cui era sostanzialmente separato, muore in un incendio), vita fuori dal campo sregolata. Sul diamante però è già un fenomeno e quando gli Yankees introducono i numeri si becca il 3, perché è il terzo in battuta. Nella serie per il titolo del 1932, gara3, dopo due strike alza il dito verso la tribune e “chiama” il fuoricampo del lancio successivo. Leggenda mai provata, ma che contribuisce a regalare al ragazzone l’alone di mito che di fatto gli appartiene da sempre. Vince, stravince e rivince. Si ritira nel 1935. Fa l’attore. Muore di cancro il 16 agosto del 1948.

Nel vecchio Yankee Stadium c’era una targa col suo faccione e la scritta “The House that Ruth Built”, “La casa che Ruth costruì”.

 

Le STATISTICHE? Favolose. Primo di tutti i tempi nella slugging con 690, secondo nella percentuale sulle basi con 474, secondo negli rbi con 2213, terzo nei fuoricampo con 714 (ma il record è davvero durato una vita). Media vita di 342. 94-46 il record da lanciatore con era di 2.28. Sette World Series, 3 con i Red Sox e 4 con gli Yankees.

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