Marco Pantani, 10 anni fa quel tragico giorno…
La retorica della dolcezza riempirà anche oggi cuori e portafogli, menti degli innamorati e conto in banca delle multinazionali di cioccolatini. La retorica a San Valentino ha travolto negli ultimi anni anche il mondo di Marco, Marco Pantani. Francamente inutile e ripetitivo ricordarne i successi, ma solo perché la passione, il cuore e il feeling coi tifosi andavano ben oltre un Giro o un Tour…
Marco è morto a San Valentino, si sa. È morto in un residence riminese (il “Le Rose”), vicino al mare, il 14 febbraio di dieci anni fa. Era un sabato sera. Era uno di quei giorni di tragica dirompenza per i quali ti ricordi dove ti trovavi, cosa stavi facendo e perfino se eri in piedi o seduto quando hai saputo “la notizia”. “La notizia” io l’ho intuita, ed è stato atroce. È stato surreale ascoltare per caso in tv Bulbarelli che ne stava raccontando la carriera. Ma come, perché racconti la carriera di Pantani? Che è successo? È successo che è morto…
E aveva 34 anni, non 94. Il dibattito è ancora apertissimo, ma adesso, 10 anni dopo, voler ricordare la trappola di Madonna di Campiglio (5 giugno 1999) o lo squallido rimpallarsi di accuse degli anni successivi è vile e inutile. Quel che nessuno potrà mai togliere a Marco Pantani è l’aura di leggenda. Perché quella non si acquista con una vittoria in più o in meno. Quella è trasmessa per empatia dai tifosi… E Marco ce l’ha. Marco Pantani è stato e sarà una leggenda del ciclismo moderno. Punto.